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Il giusto ordine delle cose | Concetto visivo del materiale di riflessione della testa di un cane | Visual © David Noir

Parlare per tacere

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Il traditore ha le sue ragioni che la ragione ignora

Nel pensiero, ordine, non ordini

Moi, je ne veux pas recevoir d’ordre. Ni de bons, ni de mauvais. Aucune direction assistée et en voiture Simone. Le souci de la norme est une maladie mentale. Stupides sont le grand nombre et la vanité de la jubilation commune. Mort, mort, mort. L’œuvre c’est fini. Seul l’éclatement compte et la précarité est pour tout le monde. L’unique moyen de s’en sortir est de stopper l’imbécillité de tous les instants. Ça veut dire s’améliorer, cesser de se reproduire sans réfléchir, comprendre la souffrance de toute vie, identifier ses lâchetés et ses audaces. A partir de là, assumer ses comportements en pleine conscience. Sans publicité, enjolivement bête, réclame, maniérisme, sociabilité crétine, humour inférieur au SMIC de la fantaisie intellectuelle. A ce compte-là soit on éradique beaucoup de monde, soit on croit à la volonté de progrès autonome de chacun. Pour ma part, je n’y crois pas. Il faut du paramilitaire, de l’ordre et non des ordres, dans la volonté de liberté et trop peu d’humains savent l’endurer. Donc la mort sociale.

Difficile à supporter à moins que ça ne se fasse de très loin, comme les poulets sous plastique sont loin des abattoirs et de l’idée d’un animal vivant. On peut tenter de chercher encore autre chose. Se flageller est une solution, parce que l’humanité est constituée d’une belle bande de cons, dont soi-même. C’est donc déjà bien d’apprendre à fermer le clapet de la connerie dénuée d’arrière-plan mental chez soi comme chez les autres.

L’imbécilité c’est de ne savoir que vivre. C’est l’égoïsme de qui ne peut pas, ne veut pas penser. Avant de prétendre penser aux autres, à la nature et tout le toutim, il faut déjà penser tout court.

Tacere sarebbe un modo decente per soffocare o uccidere il pensiero che, in ogni caso, sarà sempre l'espressione dolorosa di un ordine assurdo dato a se stessi dalla vanità della propria borghesia mentale.

Una mattina sono stato svegliato da una sensazione di tristezza nel mio retto. Ed era la bellezza del mondo. Ed era la stupidità del mondo. Entrambi si sono fusi nella stessa tensione acuta e palpabile. Qualcosa si è proibito di uscire. Un'ambiguità rifiutava di esprimersi. Chi ero io all'altro capo di me? Esistevo ancora lì?

C'è ancora qualcosa dell'io pensante a questo polo estremo dell'individuo, agli antipodi della sua testa? Come noi, molti esseri viventi in questo sistema sono contemporaneamente macchine pensanti e macchine che cagano. Sì, ma in che ordine?

Pensiamo a ciò che caghiamo o caghiamo sul pensiero? La merda che espelliamo attraverso il nostro ano torna ogni giorno nella nostra testa per un effetto boomerang? O è semplicemente concomitante? Forse è il vero doppio destino degli animali e degli esseri umani quello di dover cagare tanto quanto pensare?

Improvvisamente una tregua. La calma di un gas in fuga.

Il giusto ordine delle cose è anche quello di liberarsi dall'arte proprio quando si è scelto di farla.

David Noir

David Noir, performer, attore, autore, regista, cantante, artista visivo, video maker, sound designer, insegnante... porta la sua nudità polimorfa e la sua infanzia in costume sotto gli occhi e le orecchie di chiunque voglia vedere e sentire.

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