Terre ! | Cie La vie est courte
Come una lunga traversata delle acque salmastre del teatro
Terra!
È il grido del naufrago, del pirata, del marinaio alla vista di un litorale atteso in lontananza.
È per noi la stessa speranza che pensiamo di vedere arrivare ad ogni palcoscenico che avviciniamo, ad ogni incontro con un direttore di un locale, che di tanto in tanto sincopano la lunga traversata del mare insipido e inquinato del teatro attuale.
Quando ci si mette piede, si trova spesso la stessa mediocrità ad ogni scalo e la speranza delusa di una nuova terra dove le pretese serie sono bandite, la vanità degli uomini "culturali e povertà creativa.
Al momento della sua creazione al Théâtre du Rond-Point, "Terre!" era solo l'occasione per un pamphlet divertito e disilluso contro il grottesco compiacimento dei luoghi istituzionali del teatroQuesto è il caso di questo come degli altri, e di tutti coloro che aspirano ad essere in grado di fare deliziosi gargarismi con una "gioiosa audacia"!
TERRA!
Testo e design: David Noir
Una metafora del teatro attraverso l'evocazione della "Zattera della Medusa".
"Terre!" è stato creato su invito di Joël Dragutin nell'ambito di un EAT a lui dedicato il 20 novembre. Gennaio 2004 al Théâtre du Rond-Point, in una produzione di David Noir con i membri del Cie La Vie Est Courte:
Valérie Brancq / Sonia Codhant / Florence Médina / Marie Notte / Any Tournayre / Rémy Bardet / Jérôme Coulomb / Jean-Hugues Laleu / David Noir / Jean-François Rey / Philippe Savoir
L'opera fu riproposta come apertura del festival Corps de Texte dello stesso anno al Théâtre des 2 rives di Rouen.
Terra! Terra!
Altopiano in vista!
Tutti salgono su una grande piattaforma a un metro da terra.
Tutti si stabiliscono lì come su una zattera, molto compatti, raggruppati insieme
Tutti guardano nella stessa direzione fino alla prima canzone.
Il gruppo è di profilo, rivolto verso il giardino.
In tutto: libera improvvisazione dei corpi | Giochi sessuali e teneri.
Non possiamo metterci piede, signore
Questo teatro è una merda!
E se mi credi, mio dolce principe e amico
Scappa dal suo benvenuto lì.
Non calpestiamo il palco che ci impantanerà.
È un'esca per noi, creata per sedurci.
Rischiamo di rimanere bloccati.
La sua programmazione fa schifo.
Il suo pubblico di crostacei,
Fino ai colli escrementizi degli autori che sorvolano costantemente le sue coste.
Ti prego, Signore,
Lasciamo queste acque fetide
Da cui si esala il sapore della merda e delle scene di culo.
Non è più su questi lidi maledetti
Non l'amore, non la gentilezza, nemmeno la sincerità.
Targhe alla com che li ha concepiti nell'ombra,
Dall'amministrazione
Alle anime oziose delle segretarie ottuse.
Tutto ora è solo inganno e false apparenze
E il luccichio del suo splendore appannato
Non sono che poveri resti di una passione appassita.
Terra! (Estratto) © David Noir | 2005