David Noir e la sua compagnia La Vie est Courte rompono la cornice formale del palcoscenico, ripuliscono le nostre menti impantanate nei pregiudizi osando dipingere un quadro culturalmente scorretto di un mondo dilaniato dalle sue paure e frustrazioni.
A nous Paris! Myriem Hajoui | Toutes hontes nues!
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À NOI PARIGI ! L'EBDO DEL MÉTRO 

SPETTACOLO DELLA SETTIMANA: I PURITANI

TUTTA LA VERGOGNA NUDA

Il teatro in Charentaises vi provoca insopportabili attacchi di allergia? Provate questo spettacolo "montante". Con la loro nuda vergogna, David Noir e la sua Compagnie La Vie est Courte abbattono la struttura formale del palcoscenico e liberano le nostre menti dai pregiudizi osando dipingere un quadro culturalmente scorretto di un mondo dilaniato dalle sue paure e frustrazioni. Psy show o peep show catartico?
Potete giudicare voi stessi.

Siete annoiati da tanta monotonia deprimente e standardizzata? Attenti a un forte terremoto! Questa bomba al neutrone sulla sessualità dovrebbe risvegliare le coscienze più intorpidite. Il designer, videoartista, autore e regista David Noir, 37 anni, sale sul palcoscenico del Lavoir Moderne per prendere il teatro per la gola, per riportarlo alla sua primitiva crudeltà, per scuotere le nostre comode certezze di spettatori nel corso di una serata provocatoria, oltraggiosa se non traumatica per alcuni. Non c'è da stupirsi: quest'uomo ha l'anima di un terrorista. Tanto meglio per gli amanti dell'antiteatro sulfureo, tanto peggio per le associazioni di categoria e per tutti coloro che preferiscono evitare questo difficile confronto con la nudità, spesso bandita dai palcoscenici standard e rimandata al X-rated o a certi cabaret di Pigalle.
Alla faccia della legge del silenzio sulla sessualità, dell'oppressione latente del consenso gregario e delle false certezze del senso comune della maggioranza! Sul palco: otto uomini e una donna, in abito nero, con cravatta, dritti, severi, stretti nel diktat dell'ordinaria correttezza. Riuniti attorno a un tavolo da lavoro, manoscritto alla mano, i nostri nove relatori decifrano il testo di un'opera teatrale immaginaria (quella che... non vedremo!) condividendo patatine, sigarette e vino. Per coloro che sono un po' delicati, qui non si bevono bevande da tavola ben educate, ma bicchieri con stelo robusto.
Sotto l'occhio illuminato dello psicanalista guru Harvey, Primo, Secondo, Slavo, Adrien, Jean, Léa, Berta e Betty si rivelano gradualmente, esplicitando, nel corso di un primer, pulsioni e repulsioni. Il principio: giocare con l'ovvio, raramente trattato a teatro (sesso, seni, natiche, ano...), insomma con tutto ciò che non si fa, non si dice, non si mostra. La colonnina di mercurio sale senza preavviso e capiamo che siamo in un viaggio che non avrà eguali. Su un palcoscenico trasformato in un palcoscenico rock, gli attori (sorprendenti) assumono i loro ruoli, leggendo le loro battute, canticchiando la musica di questa completa esposizione di corpi e affetti. È impossibile dimenticare Sonia Codhant. Bisogna vedere il suo volto inespressivo prendere improvvisamente vita con un ghigno: è semplicemente abbagliante!

Immersi nel caos, ci parlano contro l'orologio artistico, contro la routine fino a mettersi a nudo, corpo e anima; si toccano, si baciano, si brutalizzano, rivelando dietro le maschere e le singolari lacune i nostri stessi eccessi, le nostre frustrazioni, mettendo a nudo le nostre fantasie più estreme, i nostri tabù forgiati fin dall'infanzia. E questo è solo l'inizio di questo attacco alla morale, di questo teatro della carne e del senso, perché la miccia accesa qui dura a lungo prima di esploderci in faccia. Noir non è il tipo di persona che fa esplodere le convenzioni teatrali distribuendo istruzioni: si accontenta di accendere i petardi e di tapparsi le orecchie quando avviene l'esplosione. Ciò che accade fin dall'inizio si gonfia come un sipario: stupro, stupro di gruppo, percosse, omicidio, incesto, travestitismo... fino all'Allegro Crudele finale, il culmine di un grido eiaculato dal profondo di questo rituale orgiastico.

Ostetrica di verità sepolte, meticoloso registratore delle nostre repressioni, ma anche delle nostre rinunce, David Noir, con l'aiuto della sua compagnia La Vie est Courte, stila un catasto dei desideri amorosi, un inventario delle figure da esposizione, l'etnologia dei nostri impulsi distruttivi. La sua ispirazione si allontana deliberatamente dalla tela dell'intellighenzia per raggiungere le fonti più autentiche del "trucco", più vicine al suo senso della realtà. Contro l'asetticità della nostra società, opta per una magnifica crudezza, quella che smonta la torba moraleggiante che ci circonda, scava a bocca aperta nei nostri pregiudizi per metterci di fronte a noi stessi. Questa cacofonia fragorosa è il riflesso del nostro mondo: grandiosa, superba, patetica e derisoria; è sufficiente a se stessa e offre l'insolenza e l'irriverenza in più necessarie alla nostra sopravvivenza mentale.

Opera libera o provocatoria? Stucchevole balla o salutare marchio di fuoco? Ognuno giudicherà in base al proprio umore e alla propria sensibilità.
Coloro che contemplano l'esposizione (un desiderio inappagato per molti di noi, secondo l'autore) vedranno in essa solo una spudorata pornografia. Gli altri, noi compresi, lo vedranno come un oggetto drammatico non identificato, un manifesto da autobus che trae la sua forza dall'abisso di un puritanesimo sbrindellato, simile a Bataille o a Barthes (si veda la serie delle sue "Mitologie" pubblicate nel 1957 sulla Francia piccolo-borghese della fine della Quarta Repubblica, impantanata nel poujadismo e nel compiacimento culturale).

Nove coreografie e quattro canzoni scritte dal pianista Jérôme Coulomb sono una vera e propria valvola di sfogo per una tensione vertiginosa e punteggiano questa inquietante indagine della coscienza con brani noti (Sylvie Vartan, Jonasz, una canzone cult del film Titanic, ecc.), ballate irlandesi e ritornelli per bambini. In questo sapiente miscuglio musicale, come il bric-a-brac delle locande spagnole dove ognuno è sicuro di trovare la sua parte di emozioni visive e intime, il corpo sprigiona la propria poesia. La storia inscritta nella carne stessa dei personaggi e quella che David Noir disegna con immagini minuziosamente composte come calligrammi si imprimono come un morso nella nostra memoria. È questa la magia del teatro, uno spazio dove tutto può accadere: in modo miracoloso, la sensibilità e l'amore trovano il loro posto in questa pièce che fa emergere il senso stesso della vita, che ognuno di noi cerca di dominare nonostante tutto.

Allo stesso tempo discordante, tesa e inquietante, questa festa pagana ammalia o respinge (alcuni spettatori lasciano il teatro in stato di shock).
Ciò che rimane è un'incandescenza scenica, una forza sotterranea e un vero e proprio tripudio in questa scrittura corrosiva, volgare, istintiva eppure così magistrale. Nel cuore di questo inquietante malstrom, dove i terrori dell'infanzia si mescolano alle ansie degli adulti, al passato, al presente e al futuro, lo spettatore è lasciato libero di porsi domande, mai manipolato con risposte preconfezionate o intenzioni pesanti. L'ange Noir smonta i nostri ideali ingenui e conferisce a questo spettacolo una portata universale di rivolta, evitando di fare prediche edificanti (i libertari lo sanno: solo la gratuità è rivoluzionaria). Vero e proprio oltraggio al pudore, questo spettacolo di grande impatto inaugura un nuovo approccio all'arte drammatica: iconoclasta, vivace e selvaggio. Il teatro di domani? Secondo noi, potrebbe essere uno degli spettacoli più necessari e inquietanti del momento.

MYRIEM HAJOUI 03/07/00

David Noir

David Noir, performer, attore, autore, regista, cantante, artista visivo, video maker, sound designer, insegnante... porta la sua nudità polimorfa e la sua infanzia in costume sotto gli occhi e le orecchie di chiunque voglia vedere e sentire.

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