Nudità offerta
Questa nudità intima che dovrebbe essere mostrata senza cadere nel porno... blah blah blah...
Oh caro! Attenzione, sfida per l'artista, diciamo pure regista di qualità, cosa... blah blah blah... erotismo più raffinato della pornografia... blah blah
Euh, excusez-moi, mais vous n’en avez pas marre de débiter toujours ces mêmes… euh… quoi… platitudes, banalités, conneries plus volumineuses encore que l’étendue gonflante de toute la stupidité de votre personne ?
Un tema insopportabilmente ingenuo, sciocco, banale eppure così ricorrente
- Capite, la suggestione dell'erotismo è molto più forte della brutalità pornografica...
- Sì, sì, sì... e il mio culo?" rispondevo sobriamente.
Ho infatti notato che una delle domande di base più comuni quando si parla di nudo in scena è purtroppo la più assurda e la più misera che tradisce l'imbarazzo e la limitazione di chi la pone: cosa fa?
Ah...?! E cosa porta l'essere vestiti? E dire un testo, cosa porta?
È tutta l'imbecillità limitante di uno sguardo sull'arte e sull'essere umano che troviamo condensata in questo cliché della società e non di meno.
In seguito a questo interrogatorio, si osserva che, una volta che l'esperimento è stato tentato da uno spettatore che è a priori sulla barricata, se non è stato totalmente convinto, un equilibrio destinato a decidere cerca di equilibrarsi nel cervello del perplesso interrogante. Sembra che i parametri siano spesso i seguenti:
O l'"audacia" sembrava giustificata dal soggetto e la rendeva accettabile, oppure, dopo la valutazione, diventava improvvisamente indispensabile alla narrazione.
O il designer ha commesso l'imperdonabile sacrificandosi alla più grande bestemmia artistica del momento: la gratuità. Questa è una grande ancora di salvezza alla quale una grande maggioranza di conoscitori intelligenti ama aggrapparsi come un tutt'uno.
E se il soggetto prima di tutti i soggetti fosse infine la stupidità di ogni cultura che ristagna nella palude dei suoi stessi valori?
Non inevitabilmente la stupidità profonda, ma l'ombra della serietà, che distinguo dalla passione seria e abitata, che spesso viene ad animare senza grazia, lo spirito delle leggi messe davanti alla nudità dei corpi.
Nudità, nudità cara!
Così come un certo spirito edilizio prende di mira il capitale, una certa anarchia prende di mira i concetti di libero.
La moralità non è certamente il mio argomento, ma l'essere umano lo è, con la sua processione di infatuazioni sorprendenti. Così non posso che guardare con diffidenza a quei nostri concittadini incaricati delle più alte funzioni sociali, dall'educazione alla gestione delle immagini, che, per alcuni, danneggiano gravemente la loro credibilità rivelando con una colpevole incoscienza, la loro assoluta mancanza di semplicità nel rapporto con la loro sessualità, i loro eventuali e piuttosto rari discorsi sulla loro nudità in privato, o anche il rapporto di terrore appena mascherato con il loro corpo "pubblico". Per esempio, è chiaro che il politico o il funzionario non ha un cazzo, una figa o un buco del culo, anche se alcuni sembrano portarli direttamente sulla faccia. Sembrano essere scoperti solo quando un affare di morale spinge i media e la società civile a guardare nelle loro mutande. Avrebbero dovuto preoccuparsi prima.
Lo stesso vale per i pensatori, gli artisti e persino gli artisti il cui comportamento è spesso così insincero da non ispirare la fiducia che cercano di infondere attraverso i grandiosi e patetici racconti delle loro esperienze.
Così, i liberi pensatori stanno diventando rari e sembrano avere sempre meno influenza sulle autorità. Guardando bene piuttosto cheessere ha sempre avuto i suoi seguaci; l'idea non mi ripugna più di tanto. Mi piacciono le libertà, soprattutto quelle che mi garantiscono una buona distanza da coloro che considero poco attraenti.
Essendo il mio desiderio più caro quello di essere preso in considerazione per il mio lavoro e distinto per i miei talenti, desidero affermarmi qui in tutta l'eccitante ampiezza della mia materia senza nascondere nulla:
il crudo; il sesso; la nudità; la pornografia di tutti i tipi; il luogo sociale delle fantasie; l'aspirazione al potere, l'infanzia schiacciata che ci costituisce; le maschere della vita quotidiana e l'interazione di tutti questi fattori in noi; il vocabolario dell'eccitazione sessuale; la vergogna e l'arroganza nell'oscenità.
Insomma, lo svelamento attraverso parole e immagini di ogni tipo di ciò che probabilmente non potremo mai dire definitivamente, ma che costituisce la nostra quotidianità più gioiosamente universale e più violentemente ipocrita: il desiderio animale.